Ciao, piccolo grande Cicci, ti voglio bene!
Fai buon viaggio, amico mio. Questo è per te.
Cicci in Paradiso
Un ticchettio dapprima
lento poi sempre più rapido rimbomba oltre la coltre di nubi che oscura
l’orizzonte. Un vecchio attende di fronte a una porta. Al fianco, un voluminoso
mazzo di chiavi.
«Sta arrivando»
osserva.
Un gatto, senza coda e
senza un occhio, si lecca pigramente l’interno coscia.
«Ne siamo sicuri? Lo facciamo entrare?» domanda, sollevando il muso.
«Antioco, dopo tutto
questo tempo… eppure lo psicologo mi ha detto che eri riuscito a superarlo».
Il gatto torna a
leccarsi.
«Forse qualche anno in
Purgatorio a croccantini scaduti non gli avrebbe fatto male…».
Il vecchio scuote la
testa.
«Non è possibile, lo
sai. Ha troppe referenze!».
Il gatto sbuffa.
«Gli umani sono dei
sentimentaloni. Vedono un cane, si commuovono e subito parte la referenza».
«Sono tutte motivate».
«Tipo?».
L’altro scorre una
lunga lista.
«Vediamo… beh, qui
dice che era simpatico…».
«Come sedersi su un
riccio…».
«Che era coccolone…».
«Non mi risulta…»
«Che faceva lo sguardo
dolce per farsi dare da mangiare…».
«Avrà visto il Gatto
con gli Stivali…».
«Insomma, Antioco! Qui
c’è troppo amore. Si è guadagnato il Paradiso».
«E non c’è scritto che
faceva le puzzette, eh? Quello l’hanno omesso?».
«No, dicono che non
era una cosa importante… Anche se, in effetti, qui c’è un certo signor Gianni
che si lamenta più degli altri… ma, no, alla fine dicono che era solo un
piccolo difetto»
«Veramente era solo un
problema di digestione difficile» precisa qualcuno.
Il vecchio e Antioco
spostano lo sguardo, ed eccolo lì, il cane.
«Ciao Senza Coda»
esclama, venendo avanti.
Antioco lo fissa con
odio.
«Ciao».
«Ehi, neanche qui te
l’hanno fatta ricrescere la coda?».
«Secondo me non ci
arriva dall’altra parte, Pietro».
Il vecchio incrocia le
braccia sul petto.
«Chiedetevi scusa. Su,
Cicci, inizia tu».
Il cane resta in
silenzio.
Il gatto non muove
neppure una vibrissa.
«Siete due testardi! –
sospira Pietro – Ma tu, Antioco, se sei senza coda è anche a causa della tua
lingua lunga».
Cicci allarga gli
occhi nocciola, sfiorando col muso la veste dell’uomo.
«Mi prendeva sempre in
giro perché non avevo la coda… e loro avevano tutti la coda, lunga e pelosa… e
me la sbattevano in faccia ogni volta che passavano…».
Pietro lo accarezza
dietro le orecchie.
«Certo, certo, Cicci.
Ti capisco».
«Come lo capisci?!»
esclama il gatto.
«Vieni Cicci, ti
mostro la tua nuova casa».
Il cane si volta un
attimo.
«E loro? Staranno
bene? Come farà la nonna a pranzo? Ora dovrà mangiare tutto lei».
Pietro lo spinge verso
la porta.
«Staranno bene, stai
tranquillo. Ogni tanto, da una finestra, ti permetterò di vedere cosa fanno».
Antioco gli sbarra la
strada.
«Ma è possibile che
non c’è neppure una critica negativa? E gli altri gatti? Loro che dicono?».
Pietro svolge di nuovo
la pergamena, sospirando.
«Allora, qui è riportata
la testimonianza di una certa Pucci. E dice testualmente: pur cercando ogni
inverno di lanciarmi fuori dal camino per godersi tutto il caldo, pur rubandomi
il tappeto quando lui aveva il suo cestino, pur facendo le puzzette…».
«Hai visto, lo dice
anche lei!».
«Era solo un problema
di digestione difficile» precisa Cicci.
«… pur rubandomi
sistematicamente cibo e coccole dei superiori… beh, lo devo ammettere. Gli ho
voluto bene e mi mancherà. Ma non d’inverno davanti al camino».
«Traditrice» bofonchia
il gatto.
«Vecchia Pucci!»
esclama Cicci.
Pietro arrotola la
pergamena.
«Complimenti, Cicci.
Ti porti dietro un amore sufficiente ad aprire la porta del Paradiso».
La porta viene
spalancata. Cicci si affaccia.
Un mondo magico si
anima dall’altra parte. Il cane avanza timidamente. È la sua casa. Ma è tutto
insieme, senza muri, né porte. In cucina c’è mamma Antonella che cucina, mentre
Fabio guarda su SKY, spaparanzato nella poltrona, le avventure di Bear Grylls, Maura studia in camera, Claudia scrive. Ed eccolo lì
anche Gianni fuori in cortile che fa giardinaggio. Sono tutti lì, anche la
nonna, tutta piegata a raccogliere foglie nonostante il maestrale.
«Che
significa?» chiede, sopreso.
«Il
Paradiso di ognuno di noi è nel cuore di chi ci ha voluto bene. Questo è il tuo
paradiso, Cicci. La tua casa».
«Ma
loro mi vedono?».
«Sono
il riflesso del tuo cuore. Vivono in te, Cicci. Vai, adesso».
Cicci
entra piano. La porta alle sue spalle si richiude.
Mamma Antonella si
gira e lo fissa. «Cicci, dov’eri finito?».
«Cicci!» lo chiama
Fabio. E Cicci corre felice verso di lui.